PROGRAMMA

Caricamento Eventi

« Tutti gli Eventi

  • Questo evento è passato.

Industry4.0: rischi di esclusione, chance di innovazione

13 Aprile 2018 @ 14:20 - 15:00

L’avvento e la diffusione delle nuove tecnologie informatiche sta rivoluzionando il tessuto economico-produttivo dei paesi occidentali, con impatti occupazionali e organizzativi.
Uno sguardo multidisciplinare sulle opportunità e sulle problematiche di questo cambiamento.
Paolo Barbieri,  Enrico Zaninotto, Roberto Tamborini, Riccardo Salomone, Stefani Scherer (UniTN)

 

L’avvento e la diffusione delle nuove tecnologie informatiche sta rivoluzionando il tessuto economico-produttivo dei paesi occidentali. Innanzitutto, le piattaforme digitali hanno reso centrali le imprese impegnate nella produzione di servizi, velocizzando un trend di terziarizzazione dell’economia avviatosi dagli anni ’70 del novecento.
Nel 1990, le Big Three (Ford, General Motors e Chrysler) registravano un volume d’affari di 250 miliardi di dollari, una capitalizzazione di 36 miliardi di dollari e davano lavoro ad 1,2 milioni di addetti.
Nel 2014, le prime tre imprese di Silicon Valley avevano un giro d’affari di 247 miliardi, una capitalizzazione di oltre 1.000 miliardi e solamente 137mila dipendenti.
Nel contempo, l’utilizzo delle tecnologie robotiche e dell’intelligenza artificiale ha profondamente trasformato l’attività manifatturiera tradizionale, la quale ha radicalmente ridotto i propri organici ed ha conosciuto a sua volta una marcata “terziarizzazione”, poiché i servizi offerti nella vendita del manufatto industriale diventano ormai una parte sempre più consistente dei profitti aziendali complessivi.

La ricerca sociale ha sottolineato sia l’impatto occupazionale di questa nuova rivoluzione industriale, sia la dimensione marcatamente territoriale legata a questa nuova forma di sviluppo tecnologico. Laddove i singoli territori dispongono di imprese e capitale umano all’avanguardia, i risultati in termini di reddito e di livelli occupazionali sono meno drammatici. Di qui l’importanza di sostenere, a livello territoriale, politiche industriali e formative adeguate, al fine di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie favorendo lo sviluppo di imprese innovative e di un capitale umano coerente in grado di produrre buoni risultati sul piano del mercato del lavoro. Tali politiche appaiono ancora più necessarie in un contesto come quello trentino, dove il tessuto economico è costituito in larga misura da piccole e medie imprese che non hanno, a differenza delle grandi corporation, risorse finanziarie sufficienti per sostenere autonomamente l’upgrading del proprio capitale umano oppure la qualificazione o riqualificazione di quello presente nel territorio. Oltre al tema delle politiche industriali e formative si evidenziano almeno altre due questioni meritevoli di riflessione.

In primo luogo, da un punto di vista di organizzazione del lavoro e della produzione, si è visto che le innovazioni tecnologiche che passano sotto l’etichetta di “Industry4.0” esercitano un effetto dirompente sui modelli organizzativi d’impresa: le tecnologie e le piattaforme digitali sono considerate forme organizzative in sé, capaci di prescindere da un intervento di adattamento all’organizzazione esistente, in quanto sostitutive delle tradizionali modalità di organizzazione del lavoro e della produzione. Si tratta di un punto assolutamente rilevante, in quanto decenni di studi hanno mostrato come l’utilizzo non regolato della tecnologia e dunque asservito agli interessi aziendali, possa generare condizioni di lavoro deleterie per le persone (Amazon docet). Dal punto di vista normativo e di regolazione, tale situazione richiede un intervento regolativo “tradizionale”, volto a riequilibrare i rapporti di forza tra capitale e lavoro garantendo quei diritti del lavoro e sociali che sono propri della tradizione lavoristica europea per lo meno dal secondo dopoguerra.

In altri contesti organizzativi, invece, soprattutto del settore industriale, l’impiego delle nuove tecnologie “Industry4.0” si accompagna a un modello organizzativo che privilegia il coinvolgimento del personale e il lavoro di gruppo, per mettere quest’’intelligenza’ nelle condizioni di esprimere tutto il proprio potenziale. E’ in tali contesti che il peso dei servizi offerti a seguito della vendita del manufatto industriale diventa rilevante, e con esso il personale impegnato in tali servizi: basti pensare ai servizi after sale che costituiscono una porzione crescente dei profitti di queste imprese (fino al 25% in alcune aziende meccatroniche). Risulta evidente come la stessa azione sindacale e di tutela del lavoro in tali organizzazioni debba superare il tradizionale modello novecentesco del conflitto e della contrattazione collettiva, ma debba prestare maggiore attenzione alle caratteristiche dei singoli gruppi occupazionali e addirittura delle singole persone, tenendo in considerazione la più generale strategia competitiva aziendale. Il lavoro quindi smette di essere la “variabile indipendente” tipica della fase di diffusione della rappresentanza avvenuta negli ultimi decenni del secolo scorso, per diventare un fattore di produzione a tutto campo. Gli stessi modelli organizzativi cambiano, anche attraverso un’azione di rappresentanza che lasci spazio alla contrattazione individuale. Si tratta di un tema che già si poneva per il sindacato rispetto alle figure professionali più qualificate, ma che oggi si presenta in termini più importanti. Tutto questo, non esclude però che accanto ad un nucleo di professionisti della produzione e dei servizi, altamente qualificati e retribuiti (in questo senso “smart” e “inclusi”), si crei un (ampio) nucleo di professioni ad alta intensità di lavoro scarsamente qualificato. Il rischio della polarizzazione come conseguenza di “Industry4.0” è già reale, tanto più in un paese come il nostro, in cui una scarsa capacità innovativa “di sistema” si combina con una scarsa qualificazione media della forza lavoro, uno scarso numero di laureati fra le forze lavoro, una scarsa capacità di innovare e di “crescere” delle imprese manifatturiere e dei servizi avanzati, un modello di protezione sociale totalmente inadeguato a gestire i rischi sociali che si prospettano e che si protrarranno a lungo nel tempo, coinvolgendo generazioni intere di giovani e meno giovani.

Nel complesso, si evidenzia come le nuove tecnologie di “Industry4.0” non possano essere lette come un fenomeno che si sviluppa e si organizza autonomamente in modo virtuoso, ma richieda una capacità di regolazione pubblica, a livello nazionale e territoriale, richieda un’azione convinta e consapevole della governance territoriale e una presenza solida dei corpi sociali intermedi per favorirne e regolarne l’implementazione: solo in questo modo i rischi di dualizzazione sociale, economica e territoriale che Industry4.0 reca in sé, potranno essere controllati.

 

Ecco la registrazione dell’intervento: https://youtu.be/j8Q46ObD4h4

Dettagli

Data:
13 Aprile 2018
Ora:
14:20 - 15:00
Categorie Evento:
, , ,

Luogo

Piazza Duomo – Sala 1
Piazza del Duomo, 18
Trento, TN 38122 Italia
+ Google Maps